Viviamo in una democrazia incompleta, in una democrazia rappresentativa indiretta: questa però è solo una “democrazia a metà” che spesso degenera in una pura “democrazia di spettatori”. I nostri problemi non si risolvono solo con la fiducia nei politici: aspettare sempre una risposta dall’alto finisce col diventare una politica lontana dai bisogni reali dei cittadini. Il nostro obiettivo deve essere la partecipazione di tutti alle decisioni e alla democrazia.
La democrazia diretta contiene una distribuzione del potere molto più esatta; questo la rende, e non ci sorprende, altrettanto controversa quanto lo fu una volta l’introduzione del diritto generale alle votazioni ed elezioni (per tutte le donne e tutti gli uomini). Coloro che si oppongono all’ampliamento della democrazia, usano spesso argomenti – ad esempio che al Popolo mancherebbe la capacità di prendere importanti decisioni politiche – in netto contrasto con il principio democratico della sovranità popolare.
In fin dei conti la moderna democrazia diretta rappresenta un sistema nel quale la democrazia rappresentativa può divenire realmente rappresentativa.
L’iniziativa popolare costituisce, insieme al referendum, la base della democrazia diretta. Permette a una minoranza del corpo elettorale di sottoporre un determinato tema al dibattito pubblico e al voto popolare. Questi strumenti permettono ai votanti di partecipare al processo legislativo, indipendentemente dal fatto che il Governo e il Parlamento siano o no d’accordo.
Per poter valutare se la democrazia diretta incide sui risultati del processo politico, un inizio sarebbe esaminare le spese pubbliche e le entrate. Le decisioni fiscali costituiscono una parte centrale dell’azione amministrativa di molti Governi e le priorità politiche in larga misura sono previste nel bilancio. In un’inchiesta effettuata in 132 città svizzere nel 1990, gli autori applicarono i risultati delle loro ricerche, pertinenti al referendum obbligatorio, sui deficit di bilancio. Nelle città in cui il deficit di bilancio deve essere approvato dai cittadini, le spese e le entrate sono, in media, più basse del 20%, mentre il debito pubblico è più basso del 30%.
L’uso razionale ed efficiente del denaro pubblico sotto diversi aspetti istituzionali può essere esaminato per ogni singolo bene pubblico. Uno studio accurato sulla raccolta dei rifiuti urbani (Pommerehne 1990) ha rilevato che questo servizio è stato realizzato a costi bassissimi in città svizzere che hanno ampliato i diritti di partecipazione democratici diretti e assunto a tale scopo compagnie private. Se una tale prestazione viene fornita dalle municipalità stesse anziché da una compagnia privata, i costi sono più alti del 10%. L’efficienza vien meno del 20% in città a democrazia meramente rappresentativa (paragonate a quelle democratiche dirette). I costi medi della raccolta dei rifiuti urbani sono più alti in città che prevedono soltanto un processo decisionale meramente rappresentativo, come nel caso della raccolta organizzata pubblicamente (più costosa del 30% che nei casi più efficienti).
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